Il paese

La più antica attestazione documentaria di una villa Curtetundoni risale all’anno 896 mentre un successivo atto del 22 marzo 900 rivela il passaggio alla forma Curteandoni. Chi si reca a Cortandone giunge in piazza Roma, anticamente piazza San Sebastiano per la presenza di una cappella dedicata al santo e abbattuta a metà Ottocento. Dalla piazza, imboccando via della Costa, si raggiunge in breve il Municipio presso il quale è situata la settecentesca parrocchiale di Sant’Antonio abate; la chiesa presenta una facciata in stile tardo barocco con mattoni a vista. Le decorazioni all’interno risalgono al 1907 e sono opera del pittore Giovanni Lamberti mentre a Luigi Morgari si devono le raffigurazioni dei quattro Evangelisti e di Sant’Antonio che ornano il soffitto. Dal sagrato si intravedono nella vegetazione i resti delle mura dell’antico castello minato e gravemente danneggiato dalle truppe francesi nel 1705. Nella seconda metà del secolo successivo venne poi demolita la rimanente parte. Percorrendo la strada sulla destra della parrocchia si arriva alla chiesetta di San Carlo, luogo di devozione popolare già menzionato in un lascito del 1626; in passato circondata da vigne essa è oggi immersa nel bosco. Poco fuori dall’abitato, in località San Salvatore, troviamo un altro luogo di culto: la chiesa in onore di Cristo Salvatore eretta nella seconda metà del XVIII secolo ove sorgeva un antico pilone. Dal punto più elevato del paese, Camporotondo in frazione Campìa, lo sguardo può spaziare sull’arco alpino e sulle meravigliose colline del Monferrato; sempre in frazione Campìa troviamo la chiesetta di San Grato riedificata a spese dei borghigiani nel 1863.

Il territorio, situato nella zona nord-ovest della provincia di Asti, è adagiato sul percorso del torrente Triversa ed è caratterizzato da terreni a vocazione assai diversificata in funzione della struttura del terreno, dell’altezza e dell’esposizione. Le parti più basse sono costituite da giacimenti marini, mentre le colline presentano argille forti alternate a sabbie. L’evoluzione delle colture è stata molto condizionata dalla natura del terreno e dal clima: le zone più alte, e con presenza di terreni calcarei, hanno mantenuto una viticoltura interessante e legata alla presenza di vitigni autoctoni come il Freisa e il Barbera, nelle zone basse, un tempo ricche di acqua sorgiva, i cereali e il prato stabile hanno perso importanza, lasciando spesso posto ai pioppi.

Attualmente l’agricoltura, che ha costituito l’attività principale fino al termine del secondo conflitto mondiale, non è più l’unico motore dell’economia: le ragioni di questo cambiamento sono legate alle condizioni climatiche, in particolare alle gelate tardive, che hanno limitato la coltivazione della vite, ed alla eccessiva frammentazione della proprietà agricola che ha determinato un progressivo abbandono dei terreni. Sopravvivono quindi con profitto la viticoltura, nelle zone più vocate, la cerealicoltura legata all’allevamento della bovina piemontese, la coltura della nocciola, il vivaismo viticolo, l’orticoltura, l’apicoltura

Dal punto di vista turistico il territorio rurale è caratterizzato da una natura particolare, più selvaggia rispetto al resto del Monferrato astigiano, che nasconde ricchezze naturalistiche importanti, apprezzabili da un pubblico attento alla conservazione dell’ambiente. Il turista può trovare inoltre prodotti agroalimentari tipici, tradizionali e portatori di una cultura del territorio (vino, miele, nocciole, carni certificate). Percorrendo le nostre campagne si incontrano fossili affioranti, sorgenti di acque, scorci di bosco in cui, nonostante l’invadenza della gaggia (robinia pseudoacacia) è ancora possibile trovare le essenze tradizionali del bosco piemontese (rovere, castagno, carpino, olmo). Tutto questo ha una grande valenza didattica e rappresenta una possibilità unica di godimento del territorio.

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